Hai da scrivere un pezzo su un attore e la prima cosa che fai è, ovviamente, andartelo a vedere. Lo fissi finché puoi, attentamente; poi rimetti tutto daccapo – nastro, dvd, video – e lo ascolti, anche senza guardarlo. Alla fine decidi: se merita o no, se è da 3 o da 10; se vale o no la pena di seguirlo fino all’ultima scena della sua vita.
Oggi è, non lo sapeste, l’anniversario della morte di Vittorio Gassman, il padre di Alessandro: e sopra c’ho da scriverci qualcosa. Il ragionamento di prima, intendiamoci, vale lo stesso, ma con Gassman senior mi sento – ed è inutile nasconderlo – costretto: non mi riesce proprio, neppure volendo, di scrivere qualcosa di negativo. La prima cosa che mi viene in mente pensando a lui è la sua voce: me la ricordo in I soliti ignoti dove trema, balbetta, gioca a rincorrersi; e me la ricordo ne L’Armata Brancaleone, impostata e modulata ad hoc per imitare un tono che non è mai esistito probabilmente, quello dei villici e dei medievali; ma soprattutto me la ricordo in Sleepers, dove Gassman fa da maestro a Robert De Niro e ad un giovanissimo Brad Pitt.
Profumo di Donna era suo: poi l’hanno rifatto gli americani, mettendoci Al Pacino al suo posto (che nella nostra edizione, fortuna sua e nostra, è stato ridoppiato da uno strepitoso Giancarlo Giannini). Era Gassman a guidare ne Il sorpasso, accanto a Jean-Louis Trintignant ed era sempre lui, gagliardo e giovanissimo, a ridere a denti scoperti in Riso Amaro.
Ma stare qui ed elencare film su film, pezzi su pezzi, ruoli su ruoli, non renderebbe giustizia al maestro, all’uomo e all’attore; e probabilmente non renderebbe giustizia nemmeno agli appassionati o a chi gli ha voluto bene. Di Gassman va detta una sola cosa, la più importante: era un grande. Un artista completo, difficile e versatile: la sua gestualità, le sue espressioni e i suoi occhi mandavano messaggi tanto chiari quanto lo erano le sue parole; e la sua voce – la sua voce era quella degli dei antichi, degli olimpionici atleti che urlano prima di una gara; era la voce che ti ricordava che al mondo si può sperare sempre in qualcosa di meglio, che il calore umano, sotto sotto, esiste. Vittorio Gassman non recitava: rendeva quasi perfetta la realtà.