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I segreti di Osage County

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Il 2014 è iniziato con il caos mediatico causato dall’uscita di film come “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese, “American Hustle” di Russell e da “12 anni schiavo” di McQueen che hanno quasi monopolizzato i Golden Globes e che hanno suscitato le più varie discussioni. E poi c’è il redivivo Ridley Scott con quel filmetto cool che risponde al nome di “The Counselor”. Senza tener conto che siamo nella settimana di Berlino con il nuovo di Wes Anderson e soprattutto con l’arrivo dell’ormai leggendario e mitologico “Nymphomaniac” di LVT. Quasi inosservato, al riparo dai riflettori, dal gossip e dalle chiacchiere, è uscito “August: Osange County” (“I segreti di Osage County” nella versione italiana) di John Wells, adattamento della piece teatrale (vincitrice del Premio Pulitzer) di Tracy Letts, un signore che ha scritto, tra gli altri, “Killer Joe”. Bello e toccante, il film si regge soprattutto sull’interpretazione impeccabile di un cast che può contare su “attoroni” quali Meryl Streep (bravissima, straordinaria, commovente, favorita agli Oscar…che palle!), Julia Roberts (acidella e brava, una candidatura anche per lei), Ewan McGregor, Juliette Lewis, Chris Cooper e Abigail Breslin, che agevolano non poco il lavoro a Wells e che esaltano lo script di Letts.

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L’anziano padre di famiglia Beverly Weston (Sam Shepard) scompare all’improvviso da casa, lasciando sole la figlia Ivy (Julianne Nicholson) e la moglie malata Violet (la Streep). Le altre due figlie di Beverly accorrono a casa Weston con le rispettive famiglie, così come il fratello con la moglie. Tutti i membri della famiglia Weston si riuniscono sotto un unico tetto per stare vicini a Violet, aspettando il ritorno del padre, che non avverrà mai. Beverly è infatti trovato privo di vita dopo un paio di giorni. Inizierà così un confronto tra i membri della famiglia Weston, che si trasformerà in una vera e propria resa dei conti quando lentamente ognuno getterà la propria maschera per mostrarsi ai famigliari per quello che è davvero. Un paio di rivelazioni “shock” spezzeranno l’equilibrio già precario presente sotto il tetto di casa Weston.

Il film di Wells è un’opera interessante (bravo Steiner, bel commento iniziale) che si rivela col passare dei minuti, così come i suoi personaggi, in tutta la sua crudezza e il suo oscuro fascino. Tracy Letts prende l’istituzione “famiglia” e la distrugge poco a poco, non bombardandola senza pietà, ma adottando una tecnica viet cong: piccoli, efficacissimi, assalti sparsi qua e là per la storia che vanno a minare sempre di più la resistenza di quella che già dall’inizio si dimostra una ben fragile realtà. E’ un film che lascia poco spazio alla speranza Osage County: dalla malattia di Violet al suicidio di Beverly, dal matrimonio (finito) e isterico tra Barbara e Bill allo stereotipato e triste rapporto tra Karen e Steve, fino ad arrivare alle tragiche rivelazioni che rappresentano il punto di svolta di tutta la vicenda (che non sto a spoilerarvi). Anche se a qualcuno potrà sembrare, non si tratta di una commedia nera. La commedia è solo una patina esteriore dovuta all’esuberanza di Meryl Streep strafatta di pasticche e antidolorifici. Non c’è niente di divertente nella vicenda dei Weston. La decadenza che avvolge il film e i personaggi si trascina fino al finale e trova il suo apice nel beffardo destino di Ivy e Little Charles, gli unici due personaggi dai tratti positivi dell’intera vicenda, ai quali Letts infligge la pena più grande. E non c’è liberazione nel pianto disperato di Violet tra le braccia della badante indiana Johnna (che non è Indiana Jones), così come non si vede uno spiraglio di speranza nell’espressione spaesata di Barbara mentre contempla la verde vallata nella quale è cresciuta e che ormai le porta solo malinconia e pensieri tristi. “I segreti di Osage County” è un film che merita attenzione e che fa riflettere (bravo Steiner, altra frase originale) sulla vita e sulle relazioni umane, sempre più complicate anche (e soprattutto) in famiglia. Applausi a John Wells quindi e all’immortale Meryl Streep che viaggia spedita verso il quarto Oscar (fuck you Amy Adams).

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