A seguito del calo di contagi, tra le varie riaperture previste nella fase 2, è stato dato il tanto atteso annuncio …Il 15 Giugno riaprono Teatri Cinema
Il Presidente del Consiglio così ha deciso: riaprono teatri e cinema.
Questa decisione era molto attesa dagli addetti ai lavori, proprietari delle sale cinematografiche e teatrali,
ma non sono mancate polemiche e critiche che tuttora persistono sull’argomento.
Il mondo dello spettacolo si è letteralmente spaccato a metà:
Il 15 Giugno riaprono Teatri Cinema
… da una parte chi con giubilo ha annunciato la propria riapertura, organizzazione secondo le regole anti-covid, e programmazione basata sulle attuali direttive.
Dall’altra parte invece si sono schierate le sale teatrali soprattutto medio piccole,
che hanno criticato la decisione di riaprire proprio nel momento in cui notoriamente la stagione teatrale è conclusa,
e con il caldo mancherebbe il pubblico, come di solito ogni anno accade.
Hanno anche criticato il fatto che le normative di distanziamento sociale
entrano irrimediabilmente in conflitto
con la modalità di espletamento dell’arte nel teatro.
Sembra impossibile trovare una soluzione che non metta a rischio contagio gli artisti in scena:
d’altronde recitare con le mascherine o visiera protettiva non sembra proprio possibile.
Le alternative sono mettere in scena spettacoli che abbiano pochi attori sul palcoscenico,
non prevedere scene di baci e cercare di mantenere il più distante possibile gli artisti.
È inevitabile non trovarsi d’accordo con chi interpreta le norme come un ostacolo molto grande alla ripresa dell’attività artistica,
senza condizionarne i contenuti e le scelte delle produzioni teatrali.
A rischio il lavoro per moltissimi attori che fanno parte di grandi produzioni,
con una quantità di artisti sul palcoscenico che renderebbe davvero impossibile l’applicabilità del distanziamento.
Altra problematica, molto più impattante e complessa, è di natura economica:
può davvero sopravvivere una sala teatrale di 60 posti costretta a ridurre drasticamente il numero di spettatori in platea
e quindi senza la sicurezza di coprire i costi di gestione?
Qui non si parla di “soddisfazione artistica” ma di cercare di salvare moltissime attività teatrali
(soprattutto teatri off, associazioni culturali, sale di rappresentazioni artistiche varie)
https://www.artspettacoli.com/wordpress
che non hanno i mezzi dei grandi teatri, ma che vivono degli incassi giornalieri delle compagnie amatoriali che rappresentano gli spettacoli sui loro palcoscenici.
Quindi il problema è sfaccettato e non è di facile soluzione:
… l’emergenza sanitaria (ancora in corso) non permette di prendere decisioni diverse, che liberi le persone e permetta loro di stare vicine sedute a teatro.
E’ così nata una grandissima polemica e protesta: il focus di questa, dovrebbe essere il mancato aiuto (o comunque non tempestivo)
del Governo verso queste piccole realtà non inquadrabili come imprenditoriali,
e quindi non investite del decreto liquidità previsto per le piccole e medie imprese.
https://github.com/microsoft/COVID-19-Widget
Il problema COVID-19 ha quindi scoperchiato un vaso di Pandora: i piccoli teatri vivono situazioni che
(sperando vada tutto bene, ma sappiamo bene che non è sempre prevedibile un danno)
messe sotto stress, non sono già in origine capaci di sopravvivere
a danni o momenti di profonda crisi economica come queste.
Le piccole associazioni culturali sviluppano identità ibride, in cui l’imprenditorialità si mischia con il carattere “amatoriale”
o “associativo” delle loro attività:
…. svolgono un importantissimo ruolo sociale e proprio per questo dovrebbero essere inquadrate (al di fuori dell’emergenza)
come attività che in qualsiasi momento sia necessario, possano attingere a fondi per il mondo imprenditoriale ed economicamente tangibile.
Ci auguriamo che le realtà teatrali di cui parliamo, possano trovare alternative valide per cercare di adattarsi
e allo stesso modo assecondare le regole anti-contagio, senza dover rinunciare alla propria vocazione artistica
di aprire i propri spazi a linguaggi culturali che altrimenti sarebbe difficile vedere su un palcoscenico.
Allo stesso modo auguriamo che questo stesso mondo,
fatto di una moltitudine di artisti e lavoratori dello spettacolo,
si unisca per ottenere i propri diritti, concentrandosi su ciò che debbono raggiungere,
proponendo soluzioni costruttive senza perdersi nelle discussioni che dividono e sono imnereproduttive.