Il film uscito nelle sale sulla nascita di “sei personaggi in cerca d’autore “LA STRANEZZA” di Roberto Andò.
Uscito nelle sale da un paio di settimane il film “LA STRANEZZA”, ultima fatica del regista Roberto Andò, ha riscosso un discreto successo di pubblico e critica.
La storia racconta un episodio della vita di Luigi Pirandello in cui si trova a dover fronteggiare la perdita della sua anziana balia a Girgenti (Sicilia)
e gestire le pratiche per la sua sepoltura, che presentano non pochi problemi,
dovuti ai malfunzionamenti amministrativi del paese.
L’incontro con i due “becchini” interpretati da Ficarra e Picone,
rappresenta per lui un motivo per addentrarsi ancora di più in quello che lui definisce la sua “stranezza”.
La trama è solo un binario su cui scorre un film che è praticamente nella sua totalità incentrato sulla figura di Pirandello,
sul suo modo di vedere il mondo e i fatti che accadevano,
di riflettere sugli eventi fortuiti e meno che capitano nella vita quotidiana e i suoi rapporti personali.
Qui parte una disquisizione che ci riesce difficile evitare di fare:
chi ama il teatro di Pirandello sa che una caratteristica fondamentale è il confine labile tra realtà e finzione che l’autore ama superare, per poi riprendere.
Un continuo “gioco delle parti” in cui attore e spettatore spesso si mescolano, in cui una storia narrata in realtà potrebbe essere inventata o reale,
e il personaggio non essere tale, ma essere una persona vera e propria che parla per sua bocca e non per le parole scritte da un autore.
Pirandello destreggia la realtà con l’abile mano di chi ha compreso perfettamente che la verità e la finzione,
per quanto possa concernere la natura umana, spesso sono mescolati in una crema imperfetta e visibile ai suoi occhi.
Per questo “vede” i suoi personaggi, parla con loro, li mescola alla vita reale, definendo questi suoi tocchi di genialità, “La Stranezza”.
la stranezza
Toni Servillo è grandioso nell’interpretare Luigi Pirandello: il regista decide di far emergere la parte più riflessiva e attenta dell’autore,
proponendo a Servillo un personaggio che era molto proiettato nel suo mondo interiore,
che osserva la vita circostante quasi non ne facesse parte, appassionato ed incantato da ciò che catturava la sua attenzione.
Siamo rimasti colpiti anche dall’interpretazione di Ficarra e Picone: i loro film in passato hanno già dato prova di quanto possano essere bravi nel recitare in una storia “completa”,
in un lungometraggio, anziché nelle scene cabarettistiche con cui hanno esordito davanti al grande pubblico.
In questo film confermano la loro bravura interpretativa perché si trovano anche a dover rappresentare due attori di teatro amatoriale
che si divertivano a mettere in scena spettacoli grotteschi e che richiamavano la commedia dell’arte.
Una sorta quindi, di spettacolo nello spettacolo ben riuscito ed affrontato.
Consigliamo la visione di questo film a tutti perché, nonostante chi ami il teatro ne potrà sicuramente apprezzare la descrizione di un momento importantissimo per Luigi Pirandello e ne faccia un ritratto quasi inedito,
anche il resto del pubblico godrà della storia fruibile, del linguaggio diretto, della fotografia curata e dei luoghi in cui è narrata la storia.
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