Il Maestro si definisce così quando Sergio Escobar, direttore del Piccolo, parla della sua “infedeltà artistica”, dei suoi spostamenti tra Torino, Roma, Milano, Gubbio (con la direzione del Centro Teatrale di Santa Cristina) , i quali sono il frutto di una curiosità e di una voglia di sperimentare costanti:la ricerca e l’innovazione sono infatti gli elementi chiave di tutta la sua sconfinata carriera. Ronconi si diploma con voti eccellenti all’Accademia di Arte Drammatica nel 1953, lavora con registi del calibro di Squarzina e Antonioni, ma comprende che quella dell’attore non è la sua strada: durante l’incontro, alla domanda di uno studente sul perché il regista, in un’intervista , avesse definito il lavoro di introspezione dell’attore “pericoloso”, egli risponde che esso può diventarlo nel momento in cui l’ “Io” che si vuole far incontrare a teatro all’Altro, ovvero il pubblico, non è ciò che si vuole trasmettere davvero di sé. Forse è perché sente il fallimento di questa mediazione che Luca Ronconi decide di rischiare (o meglio, di “rispondere sì a un impulso esterno”, per riportare una sua citazione), di accettare proposte di regia che gli provengono da colleghi. Gioca d’azzardo, tra gli Anni ’70 e gli Anni ‘80 prova a mettere in scena autori in Italia quasi sconosciuti; tenta di svecchiare anche l’opera, racconta dei fischi ricevuti dal pubblico della Scala che ha appena assistito alla sua messa in scena della Walkiria, ma davanti ad essi non si ferma, decide di ascoltare i pochi applausi che riceve, e va avanti seguendo la sua idea di un teatro nuovo, che si discosti definitivamente dalla tradizione e che non prosegua con una sorta di “accanimento terapeutico” nel tentare di mantenere in vita qualcosa che ormai è morto. Quello che colpisce fin da subito del Maestro sono la sua classe e il suo portamento. Nonostante i suoi quasi 81 anni (a nostro parere, portati benissimo) per tutta l’incontro, condotto dal professor Alberto Bentoglio (docente alla Statale di Storia del Teatro e dello Spettacolo), rimane appoggiato al palco dell’Aula Magna dell’università senza mostrare alcun segno di stanchezza di fronte a un uditorio vastissimo: risponde con vero piacere alle numerose domande di professori e studenti della Statale, e conclude il tutto promettendoci di tornare a trovarci. Si spera profondamente, nonostante i suoi numerosissimi impegni di regista, direttore e docente, che mantenga la parola data.