“Sissi, la giovane imperatrice” è il secondo film della trilogia dedicata alla mitica imperatrice interpretata da una giovanissima Romy Schneider nel ruolo della protagonista principale.
Il film racconta della vita di Sissi e Francesco Giuseppe subito dopo il matrimonio, della nascita della prima figlia e mostra come la giovane sposina faccia fatica ad adattarsi alla vita di palazzo regolata da un rigido cerimoniale di corte.
L’ingerenza della zia-suocera, l’arciduchessa Sofia, nella vita dei coniugi complica il loro rapporto di coppia e si arriva ad un punto di rottura quando la stessa Sofia, d’accordo con Francesco Giuseppe, sottrae a Sissi la prima figlia disponendo il trasferimento della bambina in un’altra ala del palazzo ed affidandola alle cura delle governanti.
Questa decisione scatena la fuga della giovane imperatrice che decide di ritornare in Baviera, dalla sua famiglia; qui, dopo aver informato i genitori di quanto successo a Vienna, si assiste ad un curioso siparietto: la madre si schiera dalla parte della figlia mentre il padre, il duca Max, prende le difese del nipote-genero.
“Sissi, la giovane imperatrice” racconta anche di decisioni politiche prese da Francesco Giuseppe, contro il volere dell’arciduchessa Sofia, che cambieranno per sempre la fisionomia dell’impero come il riconoscimento dell’Ungheria come regno autonomo; il film si conclude con la cerimonia dell’incoronazione dei due sovrani austriaci a re e regina d’Ungheria.
Durante il periodo dell’adolescenza ho adorato questo e gli altri due film della trilogia: mi piacevano l’ambientazione, la storia d’amore principesca e anche le vicende storiche.
Adesso, qualche anno e qualche libro di storia dopo, considero questa pellicola melensa e la storia della principessa troppo romanzata e buonista mentre l’imperatore, a tratti, viene rappresentato come il cattivo della situazione insieme all’arciduchessa Sofia.
Per questo motivi do a questo film 3 stelle su 5; valutazione che rappresenta una via di mezzo per una pellicola che ho amato e che mi piace ancora riguardare senza, però, l’emozione ed il pathos che avevo qualche anno fa.
Il film, uscito nel 1956, fu un grande successo in Europa mentre non venne mai distribuito in Gran Bretagna e neppure negli Stati Uniti.