Da lunedì 23 febbraio a domenica 1 marzo 2015 – al Teatro della Cooperativa di Milano
produzione Comici Associati – prima nazionale
DA QUANDO HO FAMIGLIA, SONO SINGLE!
di Riccardo Piferi, Claudio Batta
con Claudio Batta
regia Riccardo Piferi
Claudio Batta torna in questa stagione al Teatro della Cooperativa con il suo nuovo spettacolo, scritto con Riccardo Piferi, che ne cura anche la regia.
Lo scorso anno lo avevamo visto in “Agrodolce”, spettacolo scelto dal pubblico per l’iniziativa “Fidarsi è meglio”, selezionato quest’anno dal Piccolo Teatro per la rassegna “Ridendo e Pensando”.
Cosa c’è di più bello che avere un figlio? Niente, salvo, forse, avere un figlio che nasce già educato.
Perchè la grande gioia del nuovo arrivo, piano piano, si stempera col crescere delle responsabilità educative. Il genitore si chiede continuamente sarà giusto quello che faccio? Mia madre faceva cosi, il pediatra dice il contrario e io faccio come mi dice la portinaia che ha cinque figli.
Poi crescono, diventano adolescenti e allora tutti consigliano di usare il dialogo per mantenere l’armonia tra genitori e figli. Ma tutti sanno che parlare con un adolescente è difficile… è più facile parlare col servizio clienti di fastweb.”
E’ dura, discutere col proprio figlio quando poi ti risponde: “Guarda che non sono mica stato io a chiedere di venire al mondo!”
Il genitore è un mestiere che si impara facendolo e spesso sono gli errori che insegnano più dei consigli. Poi, per aiutarti ad educare (si fa per dire) ci sono: la scuola, gli amici, i nonni la tv e le tate. Tutte figure che se una coppia le valutasse per quelle che sono, alla domanda: “Facciamo un figlio?” La risposta sarebbe sempre: “Prendiamo un cane!”
“Da quando ho famiglia sono single” è uno spettacolo che parla con competenza di queste cose senza averle capite. Che affronta i modi per creare gli uomini e le donne del futuro con l’unico metodo possibile: una serie di colpi di fortuna. Lo spettacolo è ricco di umorismo raffinato alternato ad una comicità irresistibile. Si ride molto ma si prova anche una grande tenerezza nei confronti di una generazione (la nostra) che è ancora in bilico tra l’essere figlio e diventare genitore.