Associazione Culturale ARCI Ohibò
Milano
Domenica 15 novembre 2015 – ore 20.30
LA DOLCE GUERRA
Di e con Elena Ferrari e Mariano Arenella
Disegno luci Vanni Vallino
Costumi Norma Uglietti
Ufficio Stampa Clarissa Egle Mambrini
Foto di scena Paolo Migliavacca
Produzione Compagnia Ferrari/Arenella
“Non conta quel che è avvenuto davvero, conta quel che noi ne pensiamo.
Possiamo fingerci la realtà che ci pare. E immaginarci, così, socialmente utili”.
Lo spettacolo La dolce guerra ha come protagonisti un pioniere del cinema italiano e una maestra elementare.
1914. Olmo e Ada amano il proprio lavoro. Ogni giorno lui si affanna per girare una scena del proprio film, lei per educare i bambini a diventare dei giovani “italiani”. Possono farlo. Il periodo storico in cui vivono è carico di entusiasmo, la fiducia nel futuro è alta, e la loro vitalità sarà sicuramente premiata.
Ma come si racconta una storia vera?
Quali immagini devono rimanere impresse nella pellicola?
Quali parole devono essere dettate durante una lezione?
Domande che anche oggi dovrebbero essere alla base del lavoro di insegnanti, giornalisti e artisti.
Senza rendersene conto, ottengono dei successi inaspettati, e convincono milioni di persone ad abbandonare lo splendore della Belle Epoque per vivere gli orrori della guerra. Fino a quando la guerra non li coinvolgerà direttamente e, vittime della loro stessa manipolazione, entreranno in una terra di disperazione che li porterà a spegnere la cinepresa e a strappare ogni pagina dettata.
È facile raccontare la realtà. Difficile è capire quale realtà raccontare.
La Prima Guerra Mondiale compie cento anni. Un conflitto che nel nostro immaginario collettivo viene ricordato principalmente per le trincee, le città di Trento, Trieste, e la disfatta di Caporetto. Ma non tutti ricordano che, per la prima volta nella storia, il governo italiano ebbe bisogno del consenso popolare per convincere oltre trenta milioni di persone ad imbracciare le armi. E così nel teatro della guerra fecero il loro debutto i gas asfissianti, il carro armato, l’aereo, ma anche la mistificazione del linguaggio, della realtà e dei sogni.
Il neonato cinema e la vecchia scuola ebbero un ruolo fondamentale in tutto ciò: da innocui e spensierati mezzi culturali divennero potenti mezzi di propaganda.
Le vicende dei due protagonisti scelti prendono spunto dalle biografie di personaggi storici realmente esistiti: lui segue le orme di Giovanni Pastrone, pioniere del cinema italiano, che trasformò, con la sua precisa determinazione e la sua visionaria creatività, la produzione cinematografica da banale divertimento a industria mondiale. Lei quelle tracciate da Fanny del Ry, una giovane maestra, che venuta in contatto con le teorie di Maria Montessori, si staccò dal panorama pedagogico comune portando nella scuola il suo rivoluzionario impegno femminista e antimilitarista.