Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi, 2 – M2 Lanza), dal 18 ottobre al 6 novembre 2016
Macbeth
di William Shakespeare, traduzione Agostino Lombardo
regia Franco Branciaroli
scene Margherita Palli
costumi Gianluca Sbicca
luci Gigi Saccomandi
con Franco Branciaroli e Valentina Violo
e con (in ordine alfabetico)
Tommaso Cardarelli, Daniele Madde, Stefano Moretti,
Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti, Alfonso Veneroso
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano · Teatro de Gli Incamminati
Macbeth parla di un mondo esterno in guerra, dove caratteristiche come efferatezza e sete di sangue, al pari del coraggio, sono ritenute virtù, in quanto preservano il mondo interno della corte, una società patriarcale civilizzata regolata da leggi divine.
«Macbeth sceglie di portare la violenza all’interno. Se in più – spiega Franco Branciaroli – anche la parte femminile si snatura e prende caratteristiche maschili, allora il caos è totale. Macbeth viene “sedotto” all’ambizione dalle streghe, che storicamente rappresentano la minaccia al mondo patriarcale, e indotto all’assassinio da sua moglie, che viola il suo ruolo sociale di donna agendo come agirebbe un uomo. Al caos generato da donne che sono uomini (da una natura femminile perversa) solo un “non nato di donna” potrà porre fine. Ma il dramma è ancora più complesso e tremendo: Macbeth, uccidendo il re, simbolo del padre e del divino, uccide la sua stessa umanità ed entra in una dimensione di solitudine dove perde tutto, amore, ragione, sonno, scopo di vivere. In più, la sua vittoria è sterile perché non ha eredi, e questa sua rinuncia alla sua umanità servirà solo a passare il trono al figlio di un altro. Il Macbeth è la tragedia del male dell’uomo, della violazione delle leggi morali e naturali e dell’ambiguità, del caos, della distruzione che ne consegue. Un rovesciamento di valori significativamente testimoniato dal canto ambiguo e beffardo delle streghe: “Bello è il brutto e brutto il bello”.
I demoni della coscienza, che sovvertono nel dramma l’ordine morale interno ed esterno dei personaggi fino alle estreme conseguenze, terrorizzano lo spettatore per il crescente e devastante controllo che assumono sulle vicende rappresentate, ma al contempo lo attraggono e avvincono, per il misterioso richiamo che l’uomo da sempre avverte dalla contaminazione con il male. Intorno all’inquietante parabola di seduzione dell’anima al male pulsa l’enigmatico cuore di questa tragedia».
Tra i vari spettacoli shakespeariani di cui è stato protagonista: Otello, diretto da Gabriele Lavia, con Umberto Orsini nel ruolo di Jago (1995); La bisbetica domata, diretta da Marco Sciaccaluga, con Mariangela Melato, e Riccardo III, diretto da Antonio Calenda (1997).