da giovedì 9 a domenica 19 febbraio 2017
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia presenta – prima milanese
TRE ALBERGHI
di Jon Robin Baitz / traduzione Masolino D’Amico / regia Serena Sinigaglia / con Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos / sceneMaria Spazzi / costumi Erika Carretta / suono e luci Roberta Faiolo / produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Giovedì 16 febbraio – ore 18 – incontro “Laboratorio di Filosofie del Teatro” – con il filosofo Antonio Moretti e con Serena Sinigaglia – dal titolo “Il problema del presente: il filosofo e la città”.
La cinica cultura del capitalismo, lo sfruttamento del Terzo Mondo, un attualissimo ragionamento politico calato nella parabola di una coppia in cui marito e moglie “crescono” e reagiscono in modo diverso. In Tre Alberghi la spietata scrittura di Jon Robin Baitz e la regia di Serena Sinigaglia si fondono in uno spettacolo tagliente ed emozionante interpretato da Francesco Migliaccio e Maria Grazia Plos.
Ken e Barbara. Un marito, una moglie. Un tempo, carichi di ideali sognavano di cambiare il mondo, militavano nei Peace corps. Poi si cresce, e Ken sogna di cambiare quel Terzo Mondo che ha conosciuto, lavorando dentro una multinazionale che sforna prodotti adatti a quei paesi. Ma una multinazionale fa affari, business e Ken, senza quasi che se ne accorga, cambia pelle: ora è uno di quei tagliatori di teste, che la Ditta manda in giro per il mondo a licenziare chi non funziona più… o chi si è reso conto che la baby formula di un latte in polvere per le madri africane, forse non fa loro troppo bene! «L’uomo che ho sposato e l’uomo che vende la baby formula alle madri africane non sono la stessa persona» confessa Barbara, che lo segue, moglie di quel dirigente ormai lontano da lei. E poi c’è un figlio e un dramma. E questa donna, moglie, madre, un certo giorno, guardando davanti a sé una platea di altre mogli di colleghi del marito, sente la necessità di vuotare il sacco e raccontare quella parte della sua vita, non propriamente luminosa, legata alla Ditta.
E questo non è proprio quello che ci aspetterebbe dalla moglie di uno dei massimi capi di una multinazionale! Con questa nuova situazione, adesso, Ken deve fare i conti. Dalle stanze di questi tre alberghi, marito e moglie raccontano tre fasi della loro vita, che investono lo spettatore con la violenza del lampo di un flash: il successo di Ken, la denuncia di Barbara, la fuga di lui verso, forse, il ritorno a un’età dell’innocenza. Guarda con schiettezza e oggettività al nostro tempo Jon Robin Baitz, scrittore, sceneggiatore e produttore statunitense.
Nato a Los Angeles nel 1961, Baitz è cresciuto fra gli Stati Uniti, il Brasile ed il Sud Africa: un’evoluzione e formazione composita, dunque, basata su una moltiplicazione di stimoli e riferimenti, che fa di lui un osservatore attento, aperto e acuto.
La penna, molto presto, diviene il suo strumento per eccellenza: attraverso la scrittura infatti, analizza le relazioni interpersonali ed i problemi del presente.
La sua è una drammaturgia “del mondo”, che supera confini e appartenenze sociali o culturali per concentrarsi su argomenti di potente universalità, siano essi radicati nell’intimo di un rapporto privato o gli vengano ispirati da questioni che riguardano la collettività intera. Ciò assieme al suo stile secco ed essenziale, talvolta spietato nella sua sincerità, fa di lui un autore amato e pluripremiato sia nell’ambito drammaturgico (che predilige) sia in quello della sceneggiatura, che gli ha donato la fama internazionale (sua, fra l’altro, la celebre serie tv Brothers & Sisters e la recente The Slap).
«Il testo interseca due piani, quello importantissimo del ragionamento politico anche estremo –commenta Serena Sinigaglia – che si può sintetizzare nel concetto che anche il capitalismo ha “una sua cultura”… Siamo abituati a pensare che ne possegga una il comunismo, ma anche il capitalismo ce l’ha, eccome. E porta al suicidio della razza umana. È la cultura della produzione ad oltranza, mentre la terra ha un limite, l’acqua a disposizione è limitata, la nostra stessa vita ha un limite, quindi il concetto di moltiplicare continuamente il consumo è suicida. Si è riflettuto troppo poco su questo, perché siamo portati a intendere il progresso comunque in modo positivo… Se la caduta del muro di Berlino rappresenta nella macrostoria la vittoria del capitalismo proiettata a livello planetario, va ribadito che Baitz – avendo scritto il testo nel 1994 – ha avuto molta capacità d’intuizione. C’è poi l’altro piano, che fa sì che questo testo sia teatro. Il teatro è la rigenerazione di una vita nel “qui e ora” della rappresentazione: Tre alberghi rappresenta – attraverso la successione di tre monologhi – il disfacimento del protagonista Kenneth che vede il suo matrimonio crollare e la sua persona mostrificarsi. La scelta di Baitz di calare una profonda critica e analisi politicoeconomica sull’esistenza di due persone, te la rende immediatamente percepibile, vita concreta».
Spettacoli:
martedì, giovedì e venerdì ore 20.45 – mercoledì e sabato ore 19.30 – domenica ore 16 – lunedì riposo