Al Teatro Tor Bella Monaca va in scena un monologo intenso su Agostino Di Bartolomei
Ariele Vincenti scrive, dirige ed interpreta “Ago, Capitano Silenzioso” su un palco vuoto ma sempre affascinante del Teatro Tor Bella Monaca.
Entriamo in sala, dopo essere stati accolti secondo tutte le normative anti-covid 19, e subito notiamo la bellezza del palcoscenico lasciato “grezzo”, con le corde delle “americane” a vista, e i muri anziché il normale quintaggio nero.
Ago è un monologo di circa 50 minuti che racconta la storia del capitano giallorosso Agostino Di Bartolomei che il 30 maggio 1994 morì suicida, a distanza esatta di 10 anni dalla sconfitta della Roma contro il Liverpool alla finale della Coppa dei Campioni.
Ariele si conferma un attore duttile e versatile, capace di interpretare personaggi “storicamente” lontani dal momento attuale, e personaggi invece molto attuali e “popolari”, come in questo caso. Dà voce e spessore ad un tifoso romanista che ha appreso la morte di Agostino e che rimane sconvolto da questo.
E’ interessante anche vedere come, attraverso le parole e i pensieri dell’attore, ci si possa avvicinare al modo di ragionare dei tifosi cosiddetti “ultrà”, che troppo spesso additiamo come superficiali e di basso livello, e invece spesso nascondono sentimenti e immedesimazione nei personaggi che portano avanti cause o valori sportivi.
Così, attraverso un racconto emozionante e coinvolgente, Ariele (Ariele Vincenti) fa ripercorrere agli spettatori la storia della vita di un calciatore d’altri tempi, gentile e schivo, che come obiettivo aveva quello di giocare per la propria Roma e dedicarsi con passione a ciò che amava da una vita: il calcio.
Forse è stato proprio questo suo modo di essere, lontano dai riflettori e dall’arroganza, che gli ha giocato il brutto scherzo di farlo precipitare in un baratro psicologico, una volta smessa la sua attività di calciatore che finì lontano dalla sua adorata Roma.
Con una naturalezza evidente e un coinvolgimento emotivo forte e sentito, Ariele trasporta il pubblico indietro di vent’anni alla ricerca della verità che va oltre il semplice racconto di vita, ma che analizza e scandaglia, attraverso un linguaggio popolare e diretto, diversi aspetti “umani” di un calciatore, forse uno degli ultimi, attaccato alla maglia, allontanato dalla propria squadra troppo presto e senza tutela verso ciò che realmente desiderava.
Con un programma estivo che prevede altri spettacoli fino alla fine di luglio e oltre, il Teatro Tor Bella Monaca ha così riaperto le porte al suo pubblico, dando vita di nuovo all’arte in un quartiere in cui la presenza di un luogo così è essenziale e di cui si è sentita la mancanza durante tutto questo periodo.