Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dal 3 al 22 dicembre 2013
Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
regia Giorgio Strehler
messa in scena da Ferruccio Soleri, con la collaborazione di Stefano de Luca
scene Ezio Frigerio
costumi Franca Squarciapino
luci Gerardo Modica
musiche Fiorenzo Carpi
movimenti mimici Marise Flach
scenografa collaboratrice Leila Fteita
maschere Amleto e Donato Sartori
con Ferruccio Soleri
e con (in ordine alfabetico)
Enrico Bonavera, Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Alessandra Gigli,
Stefano Guizzi, Pia Lanciotti, Sergio Leone, Fabrizio Martorelli, Tommaso Minniti,
Katia Mirabella, Stefano Onofri, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi
e i suonatori Gianni Bobbio, Francesco Mazzoleni, Elisabetta Pasquinelli
Emanuele Piccinini, Celio Regoli
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
A un anno dalle ultime rappresentazioni l’Arlecchino torna per quasi tre settimane, dal 3 al 22 dicembre, nella sua “casa” di via Rovello, il Piccolo Teatro Grassi.
Ancora una volta l’Arlecchino torna a incantare il pubblico di ogni età con il suo carico di record: un instancabile Ferruccio Soleri, da 53 anni protagonista, insignito nel 2010 del Guinness World Record per la “più lunga performance di teatro nello stesso ruolo”, oltre 2.800 recite e due milioni di spettatori, 215 città e 43 Paesi attraversati, dal lontano 1947.
La storia di Arlecchino servitore di due padroni, diceva Giorgio Strehler, è “memoria vivente”. Come un inarrestabile fiume in piena, lo spettacolo torna, immancabile e amato, a entusiasmare intere generazioni. E la magia sboccia ogni sera, sul palcoscenico. Perché “Arlecchino è sempre uguale e sempre diverso”, come scriveva Strehler, e come “vive” ogni sera il grandissimo Ferruccio Soleri, ed è “libero dal tempo che passa”. Un’avventura teatrale unica e irripetibile, fatta di giochi e malinconie, trepidazioni e burle, lazzi e bisticci che incantano perché sono quelli di sempre. Una piccola “storia del teatro” vivente che, da più di 60 anni, con strepitosa vitalità, conquista spettatori di ogni età e Paese, che condividono con Arlecchino la “fame” di teatro, di vita.
“Arlecchino è diventato il simbolo di quello che dovrebbe essere sempre il grande teatro, uno strumento per esaltare la fraternità e l’unicità degli uomini” (Giorgio Strehler)