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“ASSASSINE”, dal 14 al 20 novembre

Immagine 187 mm m

14 novembre – 20 novembre 2016 | Residenza Urbana Progetto TLLT

ASSASSINE

Pubblicità / tel: +39 3460730605

di Tobia Rossi

regia Manuel Renga

con Monica Faggiani, Paola Giacometti, Elena Ferrari, Silvia Soncini, Arianna Aragno

assistente alla regia Alessandro Sgamma

scene Brein, Martina Lazzarini, Linda Riccardi

costumi DassùYAmoroso

musiche Francesco Lori

Produzione CHRONOS3

“Assassine” è una black comedy divertente, un arguto gioco di Teatro nel Teatro, in cui l’autore si lascia guidare da un  materiale scabroso e a tratti morboso, alla ricerca della sottile linea d’ombra in cui la Donna, l’Attrice e l’Assassina si confondono. Ancora una volta il Male si racconta nella sua pericolosa banalità proprio perché nasce, penetra e si rafforza fra persone comuni, dimostrando quanto sia facile, improvviso, a volte inaspettato superare il guado e diventare un’assassina.

Sulla scena cinque attrici impegnate nelle prove di uno spettacolo. Da quanto tempo sono lì? Dov’è l’autore? Che fine ha fatto il regista? Ad essere presenti sono le cinque assassine, che le attrici devono rievocare e interpretare, ma la cui forza pare inghiottirle in uno spersonalizzante vortice misterioso e malefico. Sono cinque assassine efferate, vissute in epoche e luoghi molto distanti, eppure hanno un denominatore comune: il sangue. La Contessa Sanguinaria Erzsebet Bathory (Monica Faggiani), che nel sangue delle sue oltre 600 vittime faceva abluzioni per mantenersi giovane; la Saponificatrice di Correggio Leonarda Cianciulli (Silvia Soncini), che lo usava come ingrediente segreto nei pasticcini all’ora del tè con le amiche nel delirante convincimento che fosse il prezzo necessario per assicurare la salvezza dei suoi figli; la Vedova Nera Belle Gunness (Elena Ferrari), insaziabile di aspiranti promessi sposi, che finiva col tenere per sempre con sé seppellendoli in giardino; la Cagna di Buchenwald Ilse Koch (Paola Giacometti), feroce e perversa negli esperimenti sui detenuti dell’omonimo campo di concentramento; e l’Angelo della Morte S.C. (Arianna Aragno), depressa e problematica, che soffiava la morte nelle vene dei malcapitati malati terminali, nell’illusione di alleviare almeno le loro, di sofferenze. Cinque donne al limite dell’incredibile e che pure sembrano essere più vere e reali delle attrici che le interpretano e con cui finiranno con il confondersi.

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