MILANO – Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio) dal 17 al 29 novembre 2015
Bella e Fiera
di Laura Curino, regia Emiliano Bronzino
scene Marco Rossi, costumi Gianluca Sbicca, luci Claudio De Pace
con Pasquale Di Filippo, Sergio Leone, Bruna Rossi, Sara Zoia
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con Fondazione Fiera Milano
Va in scena, in prima assoluta, al Piccolo Teatro Grassi, dal 17 al 29 novembre, Bella e Fiera, nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano in collaborazione con Fondazione Fiera Milano, scritto da Laura Curino e diretto da Emiliano Bronzino.
In scena uno straordinario poker di attori, di casa al Piccolo: Pasquale Di Filippo, Sergio Leone, Bruna Rossi, Sara Zoia.
Laura Curino è una delle voci più significative del teatro di narrazione, applicato negli ultimi anni, dopo lo straordinario successo del dittico sulla famiglia Olivetti, alla celebrazione del genio, della fantasia, dell’operosità, dell’intraprendenza del popolo italiano. Il suo viaggio, curioso e incantato, nella storia d’Italia, dal ‘cane a sei zampe’ di Eni al design italiano, fino ai 150 anni del Politecnico, si ferma ora alla stazione di Fiera Milano, per raccontarla in uno spettacolo diretto da Emiliano Bronzino, che ritorna al Piccolo per firmare questa messa in scena dopo il successo del suo Zio Vanja nella scorsa stagione. “Il Piccolo Teatro di Milano è il luogo esatto dove mettere in scena questo progetto”, spiega Emiliano Bronzino, “poiché è luogo profondamente legato alla città e allo stesso tempo fortemente e necessariamente internazionale, universale.”
“Rappresenteremo la Fiera della città nel Teatro della città – racconta Laura Curino – e come la parola ‘fiera’ suggerisce, sarà una festa e una storia della quale andare orgogliosi. Lo spettacolo è il rito laico dove rappresentare le storie e le emozioni al pubblico. Senza il pubblico non c’è il teatro, senza Milano non c’è Fiera: attraverseremo Milano. Vorrei raccontare persone coraggiose, anticonformiste, originali, mi piacerebbe raccontare di persone dalla schiena dritta, e che dritta la tengono anche a costo di sembrare altère. Non è superbia, è che cercano di alzare lo sguardo il più alto possibile per vedere più lontano. Mi piacerebbe raccontare di idee nobilmente orgogliose, che abbiano il carattere della lungimiranza, della sfida al futuro. Mi piacerebbe scegliere i protagonisti tra i tanti visitatori, espositori, organizzatori e anche grandi architetti e designer che hanno dato vita ai luoghi della Fiera, le aziende italiane i cui prodotti sono diventati simbolo delle trasformazioni della società. Quante macchine, idee, oggetti che hanno varcato i cancelli della Fiera e sono andati in giro a parlare di noi al mondo? Volti e voci che compongono il ritratto di una contemporaneità operosa che non si arrende all’individualismo, alla libera circolazione della tristezza, alla virtualità come assenza di responsabilità. Più che un C’era una volta… – conclude l’autrice – vorrei che fosse un Ci sarà una volta, domani”.
“Abbiamo giocato con gli strumenti che il teatro ci metteva a disposizione – racconta Emiliano Bronzino – creando personaggi, vestiti dai costumi di Gianluca Sbicca, che di volta in volta sono tante declinazioni della Fiera in “forma umana”, l’impiegata che smaltisce la posta internazionale, la partigiana moglie di un uomo impegnato nella ricostruzione della Fiera… oppure regalano un punto di vista personale, come la sessantottina, figlia di persone che aprono un’attività collegata alle esposizioni. Anche la scenografia – illuminata dalle luci di Claudio De Pace – è “figlia” del doppio binario dello spettacolo: trattandosi di un racconto che attraversa un diaframma temporale così ampio, non potevamo pensare a uno spazio univoco. Con Marco Rossi abbiamo realizzato una sorta di “catena di montaggio”, in cui oggetti che di fatto sono gli schermi su cui vengono proiettate le immagini d’archivio si muovono o vengono fatti scorrere dagli attori. Ogni schermo rappresenta un periodo storico, da quello più lontano nel tempo, dove lo schermo è scenograficamente “invecchiato”, al nitore della contemporaneità. In un certo senso sono proiezioni della memoria atte a intercettare i ricordi del pubblico stesso”.
“L’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano – aggiunge Paolo Lombardi, Direttore Generale di Fondazione Fiera Milano – è ricco di documenti preziosi e attraverso lo spettacolo il pubblico avrà accesso a quella miniera di storie e di volti, di percorsi, significati, invenzioni e prodotti che si intrecciano con la Storia dagli anni 20 in poi. Perché quella contenuta nel nostro Archivio Storico è una ‘memoria d’impresa’ poderosa, densa di vita vissuta, di sogni, di fatica, grondante sudore e colma di idee innovative, rivoluzionarie. Una memoria degna di una città e di un Paese come il nostro, famoso nel mondo anche per il suo ‘Made in Italy’ di cui la Fiera da sempre è vetrina ideale. È anche per questi motivi che abbiamo voluto unire le forze con il Piccolo; volevamo realizzare un prodotto aperto a tutti, utile a testimoniare quel patrimonio importante e qualificante di una Milano che mantiene, con orgoglio, un ruolo di leadership in tantissimi settori, in primis economico e culturale. E che lo sa mostrare orgogliosamente al mondo intero, come ci hanno insegnato i sei mesi appena trascorsi”.
“Fiera di Milano e Piccolo Teatro di Milano: legate a doppio filo alla città, ma al tempo stesso animate da una vocazione inconfutabilmente internazionale – annota Sergio Escobar, Direttore del Piccolo Teatro – le nostre due istituzioni da non pochi decenni sono un ‘palcoscenico’ dove interpretano, ciascuna a proprio modo, il ruolo di ‘veggenti’, di precorritrici. Se la Fiera si chiamava ‘campionaria’, poiché ospitava l’esposizione di campioni, di prototipi, di progetti destinati sovente a cambiare il nostro stile di vita, al Piccolo, in sessantanove anni di storia, hanno preso forma intuizioni di quel che sarebbe di lì a poco accaduto e sono state pronunciate parole – penso a ‘Mediterraneo’, ‘immigrazione’, ‘finanza creativa’, ‘linguaggio e responsabilità della scienza’, per citarne solo alcune – che, anticipando temi ora centrali, all’epoca destarono sorpresa e a volte anche un filo di sgomento che ora nessuno può più provare.
‘Il teatro è un posto dove non si danno risposte ma casomai si invitano le persone a porsi delle domande’. Così dice Emiliano Bronzino parlando di Bella e Fiera. Così la pensa da sempre il Piccolo. E Laura Curino pone a chiusura del copione, con ironia naturalmente, un drappello di santi pronto a mettersi in viaggio sotto la guida di Ambrogio, patrono di Milano: in viaggio verso un futuro tutto da scrivere. Il suo non è un testo ‘agiografico’ né ‘nostalgico’ – cosa che mai gli amici della Fiera ci hanno chiesto – ma evocativo delle ragioni e delle passioni che unirono imprenditori coraggiosi, una città internazionale, o meglio ‘glocal’ – come piacerebbe all’amico Bassetti – e le emozioni di ciascuno di noi, nel passato e nel futuro, cittadini di un ‘mondo aperto’. Condotto sul filo della memoria – grazie anche allo straordinario contributo iconografico offerto dagli archivi della Fondazione Fiera di Milano – e costruito intrecciando eventi storici e piccoli racconti di vita ‘inventata’ (ma verisimile!), rivendica al teatro quel ruolo “anticipatore” di cui parlavo sopra, dove la memoria rappresenta lo specchio nel quale il futuro si sta già riflettendo. È questo che intreccia la vita della Fiera, del Piccolo, di Milano”.