Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio)
dal 20 novembre all’1 dicembre 2013
Il ritorno a casa
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Peter Stein
scenografia Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Roberto Innocenti
assistente alla regia Carlo Bellamio
con (in ordine di apparizione)
Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Elia Schilton,
Rosario Lisma, Andrea Nicolini, Arianna Scommegna
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Spoleto56 Festival dei 2Mondi
foto di scena Pino Le Pera
Dopo il grande successo, nella scorsa stagione, di Le retour diretto da Luc Bondy, con grandi nomi del teatro e del cinema francese e internazionale, il testo di Harold Pinter, nella versione italiana diretta da Peter Stein, torna in scena al Piccolo Teatro Grassi, dal 20 novembre all’1 dicembre. Harold Pinter scrive Il ritorno a casa nel 1964: uno dei testi più rappresentati e corrosivi, uno dei primi della maturità artistica del drammaturgo, la cui opera inizia in quegli anni ad essere riconosciuta a livello internazionale. L’arrivo di una donna in una famiglia di soli uomini, misogini e brutali, rompe gli equilibri e provoca il disgregamento della famiglia. Il dramma, caustico e feroce, racconta il disfacimento di legami fondati sull’ipocrisia e sulle cancrene che dolori ed esperienze interne ed interiori hanno maturato nel tempo. Fattore scatenante è, appunto, il ritorno a casa di Teddy, dopo anni di lontananza. L’uomo porta con sé la moglie Ruth, il cui arrivo avrà effetti sconvolgenti e per certi versi inaspettati: accolta come elemento estraneo verso cui sfogare la propria misoginia, viene accettata e inserita in un gioco al massacro in cui appare allo stesso tempo come vittima e carnefice.
Sin da quando ho visto la prima londinese, quasi 50 anni fa, ho desiderato mettere in scena “Il ritorno a casa”. È forse il lavoro più cupo di Pinter, che tratta dei profondi pericoli insiti nelle relazioni umane e soprattutto nel rapporto precario tra i sessi. La giungla nella quale si combatte è, naturalmente, la famiglia. I comportamenti formali, più o meno stabili si tramutano in aggressività fatale e violenza sessuale quando uno dei fratelli con la sua nuova moglie ritorna dall’America. Tutte le ossessioni sessuali maschili in questa famiglia di serpenti si proiettano sull’unica donna presente. Nelle fantasie degli uomini, e nel loro comportamento, viene trasformata in puttana e non le rimane che la possibilità della vendetta, assumendo quel ruolo e soddisfacendo la loro bramosia più del previsto.
Come sempre nei finali di Pinter tutto rimane aperto. L’immagine finale mostra la donna imponente, con gli uomini frignanti e anelanti ai suoi piedi e nessuno sulla scena e nell’uditorio saprà quello che può accadere.
Peter Stein
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