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“Io santo tu beato” torna al Cooperativa

Io santo, tu beato 5 - foto by Roby Schirer
 

da mercoledì 20 novembre a domenica 1 dicembre 2013 – al Teatro della Cooperativa di Milano
produzione Teatro della Cooperativa

Pubblicità / tel: +39 3460730605

IO SANTO, TU BEATO!
testo e regia Renato Sarti, in collaborazione con Bebo Storti
con Renato Sarti, Bebo Storti e Delma Pompeo
scene e costumi Carlo Sala, musiche Carlo Boccadoro
voce Radiomariacensura Daniele Luttazzi

Lo spettacolo è inserito in INVITO A TEATRO

Papa Pacelli è un elegantissimo Pantalone che parla latinorum e indossa una mitria a forma di Cupola di San Pietro; Padre Pio è un Balanzone pugliese con il saio, il naso a peperone, ultras del Foggia.

I due si incontrano nell’aldilà e, dopo i convenevoli di rito e aver rievocato brevemente alcune pagine poco edificanti della storia della Chiesa, vengono a sapere che Papa Wojtyla ha proclamato 482 santi e 1338 beati e in paradiso c’è rimasto un posto solo.

Fra loro si scatena una lotta senza esclusione di colpi. Papa Pacelli accusa Padre Pio di mercimonio paganeggiante e di aver trasformato San Giovanni Rotondo nella Las Vegas del Gargano, ma a sua volta è accusato del pesante silenzio del Vaticano rispetto allo sterminio nazifascista.

A dirimere l’aspra contesa giungerà nientemeno che Dio in carne e ossa: una ballerina brasiliana di colore, che non solo canta, si dimena e invita le pecorelle presenti ad amarsi e gioire della vita, ma fa anche riferimento alla Teologia della Liberazione e alle esperienze di uomini di Chiesa straordinari come Padre Zanotelli e Don Gallo.

Sarti e Storti fanno ricorso, con tanto di maschere, alla Commedia dell’Arte e non rinunciano a ricordare, con un trascinante blues finale, il profondo messaggio del Vangelo, mettendo in rilievo la discrasia fra i vertici del Vaticano e quei sacerdoti che operano nel sociale a difesa e in aiuto degli ultimi della terra.

Dopo secoli di vessazioni, denunce, arresti e censure una piccola vendetta pacifica del teatro, consumata grazie a una delle sue armi più congeniali ed efficaci: quella tagliente dello sghignazzo.

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