Chi l’ha detto che la censura è un ricordo degli anni passati?
Proprio nel 2014 festeggeremo un secolo di tagli, accettate, distorsioni, perdite e obbrobri dovuti alla pesante mano del censore.
E quale migliore modo, per celebrare l’anniversario, se non parlare del caso più attuale? Dell’ultima (in ordine cronologico) vittima sacrificale del finto pudore di qualche bacchettone?
Parliamo di “The wolf of Wall Street“. Udite udite!
La pellicola di Martin Scorsese non solo è stata censurata ma anche vietata.
Addirittura, in Nepal e Malesia è stato vietato a qualunque tipo di pubblico, ovvero non verrà mai proiettato in una sala cinematografica, né tantomeno trasmesso su canali free oppure on demand.
Ma andiamo avanti, perché la lista è lunga.
Negli stessi Stati Uniti, il film, nonostante i tagli apportati da Scorsese, ha avuto un “R“. Il che vale a dire che è una pellicola Restricted, alla quale possono assistere i minori, esclusivamente se accompagnati in sala da adulti.
Certamente in tutto il film il linguaggio è crudo, volgare, tanto che Di Caprio and friends pronunciano la parola “fuck” ben 569 volte, ma non è un motivo sufficiente per arrivare a scegliere delle misure così drastiche, come invece è accaduto a Singapore, dove la pellicola è stata vietata ai minori di 21 anni.
E che dire degli Emirati Arabi? Lì si è preferito non censurare il film, ma tagliuzzarlo qua e là, fino ad eliminarne “solo” 45 minuti.
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