22 maggio – 28 maggio 2017 | Compagnia Ospite
LE BUONE MANIERE
I fatti della Uno Bianca
di Michele Di Vito
regia Michele Di Giacomo
con Michele Di Giacomo
consulenza drammaturgica Magdalena Barile
scene e costumi Roberta Cocchi e Riccardo Canali
suono Fulvio Vanacore
produzione Alchemico Tre
CRONACA ITALIANA: LA VICENDA DELLA BANDA DELLA UNO BIANCA RIVIVE IN SCENA ATTRAVERSO LA STORIA DI UNO DEI SUOI PROTAGONISTI
A distanza di 30 anni dal primo colpo della Banda della Uno Bianca al casello autostradale di Pesaro, risalente al 19 giugno 1987, il romagnolo Michele di Giacomo, affidandosi al testo di Michele Di Vito e alla consulenza drammaturgica di Magdalena Barile, ne ripercorre le tappe attraverso uno solo dei protagonisti: Fabio Savi. Assassino tra i più feroci della storia italiana, per anni, con i fratelli Alberto e Roberto, entrambi poliziotti, mise a segno decine di rapine, uccise 24 persone e ne ferì un centinaio, incarnando fino all’arresto un incubo per chiunque vivesse in Emilia-Romagna.
In un serrato e rarefatto monologo Di Giacomo tenta di indagare nell’animo umano per far luce sull’istinto animale che ci porta a compiere azioni scellerate, ripercorrendo la storia dell’assassino nella sua cella da ergastolano. Come un animale in gabbia, Savi è obbligato a fare i conti con il suo passato e combatte con la sua coscienza con grette giustificazioni in un flusso di pensieri che ne mettono in luce la personalità. È il ritratto di un uomo comune, senza alcuna caratteristica da eroe, che si è macchiato di tanti orribili delitti per un’avidità di denaro che ne ha cancellato qualunque scrupolo morale.
In scena reale e irreale si mescolano, il presente e il ricordo si alternano senza percepirne i contorni: emerge la figura di un uomo senza alcun ideale, nessuna organizzazione criminale a proteggerlo, nessun legame con la falange armata, la camorra, i servizi deviati, animato solo da scopi di lucro, razzismo e un rambismo arrogante. Perché nessuno scenario misterioso sembra nascondersi dietro questa vicenda: solo la banalità del male, una normalità che è più sconcertante di tutte le atrocità messe insieme e che sembra spaventosamente riaffiorare oggi nella nostra società in personaggi senza scrupoli ammalati di denaro, fama o delirio di onnipotenza ad ogni costo.