VOTO : 6/7. Pellicola intimista raccontata quasi sottovoce, ma comunque emozionante che, partendo dall’attentato londinese del luglio 2005, costruisce una storia molto umana efficace e con più di un significato rilevante messo in mostra.
La signora Sommers (Brenda Blethyn) abita su di un’isola tranquilla quando sente alla televisione del terribile attentato avvenuto a Londra.
Cerca subito di contattare la figlia che lì risiede, ma non ottenendo risposte si reca nella capitale per cercarla.
Purtroppo sembra scomparsa, così come sembra svanito nel nulla il figlio di Ousmane, africano impegnato nella salvaguardia degli olmi.
I due sono distanti anni luce in tutto e presto scopriranno che i loro figli si frequentavano, anche se all’inizio la cosa non sarà facile da accettare per la signora Sommers.
Intanto tra preoccupazione speranza le ricerche continuano.
Pellicola costruita con molta linearità, che mette soprattutto in scena due personaggi riusciti (anche grazie alle valide interpretazioni degli attori) come la signora inglese tradizionale, e con tanti preconcetti radicati nel tempo, e l’uomo africano incredibilmente saggio e posato anche di fronte alle paure più spaventose.
La storia si concentra al 100% sul rapporto che si viene ad instaurare tra i due, partendo dall’atteggiamento impaurito della signora per arrivare alla condivisione del dolore più profondo.
In questo è bravo il regista, senza inventarsi grandi cose, a costruire un percorso non troppo elaborato, ma anche assolutamente valido nel trattare i caratteri, ma anche le stupide paure di tanta gente.
Ed in questo il doppio rapporto (tra i due ragazzi e poi tra i due genitori) è un esempio significativo di come stanno cambiando i tempi; i giovani avranno tanti difetti, ma nella maggior parte dei casi, non vedono le diversità che tante persone mature vedono (abituate da una vita vissuta in maniera completamente diversa).
Quindi direi che questo “London river” è un film semplice, ma anche portatore di messaggi universali (sentimenti) ed umani (rapporti tra esseri umani cresciuti in ambienti senza punti in comune) che permettono alla pellicola di centrare l’obiettivo.
Risultato complessivamente non eclatante, ma significativo nel suo piccolo.
filmtv.it