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MAI MORTI con Bebo Storti, testo/regia Renato Sarti

Bebo Storti 2 Mai Morti

Da lunedì 16 a sabato 21 maggio 2016 – al Teatro della Cooperativa di Milano

Produzione Teatro della Cooperativa, 

Pubblicità / tel: +39 3460730605

in collaborazione con Teatro dell’Elfo, Teatri 90 Progetti/Maratona di Milano

MAI MORTI

testo e regia Renato Sarti

con Bebo Storti

luci Nando Frigerio

video Mirko Locatelli

Stagione “Cavalli di Battaglia” – IL CARTELLONE – inserito in Invito a Teatro 

Rassegna “Ritorni al Futuro” – Comune di Milano

Mai Morti  è uno spettacolo che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove. 

Con una scrittura evocativa (una sorta di affabulazione nera), Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto – in Italia – razzismo, nazionalismo e xenofobia siano ancora difficili da estirpare. 

È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati. 

Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia. 

Durante una notte milanese dei nostri giorni, il protagonista si abbandona a ricordi sacri, lontani, cari. Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a legione autonoma che rimarrà tragicamente nella memoria della città per la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti. 

Rivive la strage della comunità copta di Debrà Libanos, a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel 1937 il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero protagonisti dell’eccidio di duemila fra fedeli e diaconi. 

Accenna all’uso indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca le più orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli nel 1944. Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a occhi aperti: dalla Milano incandescente del 1969, quando “ai funerali di Piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. Allora sì che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca”, fino ai fatti agghiaccianti del G8 di Genova e alla morte di Carlo Giuliani. 

Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l’avesse mai appreso che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere.

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