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Marco Paolini, “Ballata di uomini e cani” – dal 3 al 22 febbraio

1421338224_Paolini_fotoMarcoCaselliNirmal

MILANO – Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi 2 – M2 Lanza)
dal 3 al 22 febbraio 2015
Ballata di uomini e cani
dedicata a Jack London
di e con Marco Paolini
musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi
con Angelo Baselli e Gianluca Casadei
consulenza e concertazione musicale Stefano Nanni
animazione video Simone Massi
produzione Michela Signori, Jolefilm

Ballata di uomini e cani, in scena al Piccolo Teatro Strehler, dal 3 al 22 febbraio, è un tributo a Jack London. “A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi. È un testimone, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa”. Così Marco Paolini spiega la scelta di mettere in scena uno spettacolo solo all’apparenza lontano dal teatro civile cui ci ha abituato. In realtà si tratta sempre di un viaggio nella natura umana che parla di avventura e libertà, di paesaggi selvaggi, di vita e di morte. Un viaggio che si può definire musicale, un ‘canzoniere teatrale’: le ballate composte per lo spettacolo non accompagnano il racconto, lo completano, diventando parte integrante della narrazione. “Sono partito da alcuni racconti del grande Nord”, continua Paolini, “Ho cominciato questo spettacolo raccontando le storie nei boschi, nei rifugi alpini, nei ghiacciai. Ho via via aggiunto delle ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi, Angelo Baselli e Gianluca Casadei. Ma l’antologia di racconti è stata solo il punto di partenza per costruire storie andando a scuola dallo scrittore. So che le sue frasi non si possono ‘parlare’ semplicemente, che bisogna reinventarne un ritmo orale, farne repertorio per una drammaturgia”.

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Ballata di uomini e cani è composto di tre racconti, della durata di circa mezzora ciascuno – Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco, nei quali uomini e cani sono coprotagonisti.

Il primo racconto è ironico, lieve, parla di Macchia, un cane con un occhio nero, bello, simpatico e furbo, troppo furbo. L’unico cane da slitta che non sa, o non vuole tirare. Un cane che ha sempre fame, che ruba e uccide, per gioco e per furbizia, polli, conigli e quant’altro di commestibile. L’unico cane che annusa la carestia in tempo per andarsene prima di diventare cibo per gli umani. Un cane con un senso dell’orientamento disarmante, capace di ritrovare i suoi proprietari che cercano di liberarsene con rocamboleschi quanto inutili stratagemmi.
Il secondo racconto cambia il tono della narrazione. Bastardo è il cane protagonista, Black Leclère il suo padrone. Li lega l’odio. Cresceranno in simbiosi, nel freddo, nella fatica, nella paura e dipendenza reciproca. In un crescendo che culmina in una lotta disperata tra i due e poi in una morte reciprocamente inflitta.
Il terzo racconto è la scintilla da cui è scaturito lo spettacolo. To build a fire – Preparare un fuoco. La storia è quella di un uomo e del suo cane, entrambi senza nome, che durante la corsa all’oro tentano una strada diversa, più breve ma più rischiosa. Partire da solo, contando solo su se stesso, ignorando i consigli dei vecchi, sarà fatale all’uomo. Il protagonista non riesce a sopravvivere al gelo, ad accendere quel fuoco che potrebbe salvargli la vita. Il cane assiste alla resa dell’uomo all’inevitabile, salvandosi… forse.

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