Settemilatrecento accrediti, 128 mila spettatori in sala e 2.300 – contro i 600 dello scorso anno, in rete. Poi gli incontri organizzati al mercato (186), i 1.500 professionisti che hanno seguito compravendite e trattative dl business e una trentina di screenings organizzati per i buyers, i compratori che sono ancora pochissimi rispetto alle cifre faraoniche di Cannes o Berlino.
Prima che l’ultimo stendardo con il logo della Mostra sia rimosso il Direttore, Alberto Barbera, fa il bilancio dei contenuti mentre il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, fa già i conti e annuncia: apertura della Mostra numero 72 il 2 Settembre 2015. Vuol dire che, come oggi, l’anno prossimo saremo non a Mostra finita ma appena al giro di boa. Noi che a Venezia abbiamo seguito i film, la cronaca, i personaggi e tantissimi eventi, invece i bilanci della Mostra 71 li facciamo ora, giocando, magari con l’alfabeto. Che non sarà troppo politically correct ma ci dice ancora molto di tutto quello che vorreste sapere ma non avete ancora osato domandare. E allora…
A – Alba e Alice Rohrwacher, le sorelle dell’anno nel cinema non solo italiano. Non c’è dubbio, questo è proprio il loro anno. Anche come Robert Altman celebrato dai suoi attori nel bellissimo documentario di Ron Mann. Anime nere, il film di Francesco Munzi che ha sbancato i premi collaterali della Mostra portandosi a casa, prima di tutto, il Leoncino d’Oro della giuria dei ragazzi Agiscuola e il ‘Pasinetti’ dei giornalisti.
B – Come Belen e come baci, i suoi al neo-marito sono stati i più fotografati sul red carpet della Mostra. E dire che era venuta solo per fare la testimonial di uno sponsor! B come Birdman per ricordarci che proprio il film inaugurale piaciuto a tutta la Mostra è rimasto a bocca asciutta nonostante Michael Keaton e tutti gli attori del cast.
C – Cene. Tante, troppe a dispetto della crisi. Quella inaugurale, placée, dopo il debutto del primo film, Birdman, pur sequestrando la mondanità in un serraglio dorato ‘a vista’unisce. Quella finale invece è fatta per dividere: terzo piano con pass super riservato per premiati e vippaio immancabile. Al pianterreno, invece varia umanità in un ripudio di disco music. E la stampa, separata dai ‘vips’. Con posto garantito a tavola, però.
D – Come Doppia Coppa (Volpi). Era già capitato a Gigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli per il film di Giuseppe Piccioni Luce dei miei occhi. Si è riproposto con Adam Driver e Alba Rohrwacher. Vedi alla voce Desplat per lo charme del presidente di giuria. Anche quando stava perdendo le staffe per una domanda post serata sui premi. «Due su otto all’Italia vi sembrano pochi?». A proposito, D come doppio film al Lido per Al Pacino.
E – Emozione da condividere. La numero uno quella di Alba Rohrwacher e del suo regista-compagno Saverio Costanzo, al quale lei ha dedicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione.
F – James Franco: arriva al Lido fuori concorso dal red carpet romano del suo film su Frida Giannini. In una sera, colpo do scena, trasforma il suo look presentandosi con la testa rasata e con un buon numero di tatuaggi ‘stampati’ anche sulla calvizie.
G – Giuria. Per Desplat, l’abbiamo già detto, non sempre così tranquilla. G come Greta Gerwig, poco frequentata dai giornalisti, ma è un’autentica musa del cinema indipendente americano. Al Lido con Al Pacino per The Humbling. Innamorata del cinema italiano. Come Gifuni perché sarà proprio lui a doppiare Willem Dafoe in Pasolini.
H – Come Hotel. Al Lido al completo. Come Hungry hearts per dire che il film di Saverio Costanzo, nonostante l’exploit veneziano, uscirà nelle sale comunque non prima di Gennaio.
I – Inossidabili. La Mostra ha raccontato nei documentari Giulio Andreotti, Gian Luigi Rondi e i 90 anni del’Istituto Luce (ancora I…) che ha monopolizzato la sezione documentari italiani.
L – Leopardi. Alla fine dimenticato da molte giurie, anche nei premi collaterali. Quello di Elio Germano almeno è piaciuto ai giornalisti.
M – Musica. Mai tanta come quest’anno nei film. Roboante in quelli francesi, etnica a Oriente, in un mix tra classica e contemporanea firmata da Nick Cave per Martone, grande come Piovani nel film di Saverio Costanzo. E con una sola batteria adrenalinica come il ritmo del film in Birdman. Alla fine il Premio per la migliore colonna sonora Soundtrack Stars è andato lì…
N – Nino Manfredi ha avuto una celebrazione con un piccolo restauro di Storia di un soldato ma soprattutto con moglie, figli e nipoti che lo hanno ricordato anche alla Mostra. Ninetto Davoli invece è stato protagonista due volte nel film su Pasolini e in Senza nessuna pietà. Zio potente, corrotto e spietato.
O – Omaggi al cinema di ieri. E con proiezioni speciali per gli 80 di Sophia in arrivo e i 100 di Alberto Lattuada. A Una giornata particolare che ha ritrovato l’antico splendore del suo bianco e nero, il leone per il restauro.
P – Come Pasolini. “Non c’è mistero nella sua morte” ha detto Abel Ferrara. “Il mistero è sopraggiunto solo dopo…”
Q – I quadri prestigiosi della Fondazione Guggenheim sono stati lo scenario straordinario della festa più esclusiva: di notte, sulla Laguna, per il debutto di Perez interpretato e anche prodotto da Luca Zingaretti.
R – Isabella Ragonese è la sorella Paolina nel film di Martone su Leopardi. Nel film parla poco ma, nella consapevolezza di vivere come una reclusa con una forte ansia di libertà ha una forte ‘responsabilità’ nella lettura moderna che piacerà ai più giovani spettatori del Giovane favoloso.
S – Come Sophia, Marco Spagnoli e Studio Universal ovviamente. Per ricordare che in occasione degli 80 anni Diva, Universal trasmetterà l’omaggio all’attrice attraverso un collage delle sue interviste e delle sue interpretazioni nel quale Sophia regala la sua voce anche a una canzone.
T – il film turco premiato dalla giuria è quello sul quale sembra che si sia discusso di più al momento di assegnare i premi…
U – Come Uma Thurman. E unica, perché al Lido ha saputo sostenere oltre al ‘peso’ della sua promozione per il lancio della versione integrale di Nymphomaniac 2, anche il film dell’ex marito Ethan Hawke, non proprio il più applaudito in sala con The good kill.
V – Ovviamente Carlo Verdone. Giurato perfetto e inappuntabile. E premiato: quando ha ritirato il Bresson e lo ha dedicato al padre Mario che non c’è più, si è commosso davvero.
Z – come Zoro e il suo film trasgressivo presentato alla fine della Mostra. Tra poco esce nei cinema…
welovecinema.it