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“Passione” da Testori con Maddalena e Giovanni Crippa

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Milano, Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2 – M1 Cordusio), dal 28 ottobre al 2 novembre 2014
Passione
dal romanzo “Passio Laetitiae et Felicitatis” di Giovanni Testori
un progetto di Daniela Nicosia
con Maddalena Crippa e Giovanni Crippa
scene Gaetano Ricci, costumi Silvia Bisconti, disegno luci Stefano Mazzanti – Paolo Pellicciari
elementi coreografici Laura Zago, drammaturgia e regia Daniela Nicosia
produzione Tib Teatro – I Teatri del Sacro – Fondazione Teatri delle Dolomiti

Dal romanzo di Giovanni Testori, “Passio Laetitiae et Felicitatis”, Giovanni e Maddalena Crippa, fratelli nella realtà, mettono in scena, al Piccolo Teatro Grassi dal 28 ottobre al 2 novembre, Passione, raccontando, in un cortocircuito tra vita e teatro, una storia di intimità fraterne, di amori irregolari e visionari con la forza del linguaggio testoriano.
La scena è scarnificata, sezionata dai tagli di luce, su cui sola riverbera il segno di una croce e sullo sfondo il paesaggio umano di una Brianza di struggimenti e miseria. “Passio Laetitiae et Felicitatis” racconta la disperata ricerca d’amore di Felicita: la sua è un’esistenza di dolore, sconvolta dalla morte improvvisa, a soli diciotto anni, del fratello, amato tanto da sfiorare l’incesto; segnata dalla violenza sessuale subita, dall’innamoramento per Cristo, con la conseguente scelta di prendere i voti, e infine dall’amore per la giovane Letizia, grazie al quale Felicita conosce, ma solo per un attimo, la felicità, destinata a mutarsi in tragedia. Dolore, fatica e violenza compongono la via crucis della vita, in una vicenda blasfema e carnalmente mistica, narrata con un impasto linguistico di latino, francesismi, lombardo e lingua del seicento, di colto e popolare, capace di dare corpo alla parola che emoziona, ferisce, commuove.
“La parola è essa stessa corpo”, spiega la regista Daniela Nicosia, “e contiene l’urgenza di essere pronunciata. La parola, che già sulla pagina è grido, ha fatto nascere in me, come negli interpreti, la necessità di metterla in scena, di declinarla col linguaggio del teatro, che è voce e corpo insieme. Una parola che comprende e abbraccia il dolore, che è passio, passione nel suo significato originario di travaglio, pena, sofferenza, sia nell’atto dell’essere scritta che in quello dell’essere proferita”.

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