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Teatro Piccolo, “La torre d’avorio” con Zingaretti e De Francovich

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Piccolo Teatro Strehler
dal 26 novembre all’8 dicembre 2013

Pubblicità / tel: +39 3460730605

La torre d’avorio
di Ronald Harwood
traduzione Masolino d’Amico
con Luca Zingaretti e Massimo De Francovich
e con Paolo Briguglia, Gianluigi Fogacci, Francesca Ciocchetti, Caterina Gramaglia
scene Andrè Benaim
costumi Chiara Ferrantini
luci Pasquale Mari
regia Luca Zingaretti
produzione Zocotoco srl

Ronald Harwood – l’autore di “Servo di Scena”, ma poi anche di numerosi altri testi teatrali, letterari e cinematografici (uno dei quali, la sceneggiatura del “Pianista” di Roman Polanski, premiato con l’Oscar) – è contemporaneamente ebreo, appassionato di musica e sudafricano: in grado quindi sia di guardare il contegno di Furtwängler con gli occhi critici di una delle vittime, sia la tracotanza del filisteo maggiore Arnold con quelli di qualcuno per cui l’arte sia un bene supremo e irrinunciabile, sia l’atteggiamento dei vincitori dalla prospettiva di uno di loro ma che non è coinvolto come loro. Lo scontro tra due avversari così diversi e così poco disposti a capirsi – soprattutto, ciascuno dei quali è convinto delle proprie ragioni – offre teatralmente quello che nella boxe è considerato il match ideale, tra il picchiatore e lo schermidore. Del resto l’episodio è storico e il caso di Furtwängler suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi, e assai modernamente l’autore non propone risposte, ma sollecita ogni spettatore a dare la sua.
La commedia debuttò a Londra nel 1995 per la regia di Harold Pinter, e fu ripresa a New York e in molte altre città. Il titolo originale, “Taking sides”, significa letteralmente “Schierarsi”: non un gran che in italiano, meglio comunque di quello appioppato al film di Istvan Szabò del 2001 (con Harvey Keitel e Stellan Skarsgård), “A torto o a ragione”. Proponendo di renderlo come “La torre d’avorio” si è voluto alludere alla condizione di orgoglioso isolamento che l’artista crede, forse a torto, di potersi permettere sempre.

(Masolino D’Amico)

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